Il bilanciamento di forze nel vinyasa. Praticando sulla Luna: l’utilizzo di fasce elastiche.
La pratica dell’Ashtanga Yoga focalizzata sull’approccio dinamico allo studio degli asana attraverso il vinyasa, è considerata particolarmente intensa ed impattante sulle articolazioni del corpo.
Un principiante che si avvicina alla pratica, incontra sin dal primo Saluto al Sole alcuni passaggi particolarmente sfidanti, a meno di un livello ginnico acquisito precedentemente che gli conferisca forza e stabilità nelle articolazioni dei polsi e delle spalle, oltre ad una consolidata tenuta della muscolatura pelvica.
Di solito, ad esempio, i neofiti affrontano chaturanga dandasana con molta difficoltà: il peso del corpo sembra gravare completamente sulle spalle perché ancora non si è acquisita la consapevolezza della gestione del peso sulle varie parti del corpo attraverso la corretta distribuzione delle forze.
La maggior difficoltà nella pratica sta nell’acquisire una tecnica del vinyasa che, a partire dal corpo del praticante, sviluppi armoniosamente il movimento.
Difficilmente ad un livello iniziale c’è consapevolezza della forza di rimbalzo che a partire dai piedi e dalle mani contribuisce a creare margine e stabilità alle articolazioni. Con il progredire nella pratica, attraverso la coordinazione dei bandha in sinergia con il respiro, impariamo a bilanciare la forza di rimbalzo in tutto il corpo in contrapposizione alla pressione dell’aria, della forza di gravità e delle emozioni.
È normale quindi che in una fase iniziale la forza di gravità prenda il sopravvento generando il mismatch della posizione, la sproporzione o mancata corrispondenza tra la forza di gravità che comprime il corpo e la forza di rimbalzo che lo sostiene, circostanza che mina la corretta esecuzione e l’equilibrio di asana.
Il mismatch si verifica quando il centro del corpo, i muscoli pelvici che determinano la struttura centrale mantenendo la stabilità del sacro, non sono più coinvolti nel bilanciamento tra forze ascendenti e discendenti legate alla respirazione.
Di conseguenza il mismatch determina l’instabilità nel flusso del vinyasa, tuttavia questo elemento non si vede all’inizio perché il praticante è impegnato a raggiungere l’idea della posizione ma non ne sente ancora il processo.
Solo attraverso anni di pratica possiamo comprendere che la natura del movimento legato a asana non è a senso unico verso la posizione finale, bensì frutto di un bilanciamento di forze opposte che da un lato portano alla mobilità verso la posizione e dall’altro creano una resistenza che conferisce stabilità al movimento e al flusso del vinyasa.
La ricerca di equilibrio nella pratica attraverso il bilanciamento di forze opposte, preserva il corpo dall’usura delle articolazioni che vengono invece consumate velocemente quando il movimento è univoco, angolare e veloce.
Il lavoro che proponiamo è soprattutto utile ad imparare a respirare in modo pieno e centrato. Spesso nell’Ashtanga Yoga durante la respirazione ujjayi, l’attenzione del praticante si focalizza soprattutto nella parte alta del tronco, con il rischio di dimenticare la connessione con il basso ventre.
Come abbiamo visto, in una pratica di asana il movimento ruota intorno al centro fisico il quale controlla e coordina il ritmo e la profondità del respiro relazionandosi costantemente con il diaframma. Il jalandhara bandha della pratica ‒ richiamo del mento verso l’interno e delle punte delle orecchie in su per “appiombare” il corpo ‒integra la connessione tra parte alta e parte bassa del contribuendo a mantenere la percezione dell’asse centrale e a coordinare, insieme agli altri bandha, le forze nel movimento.
Il respiro organizza e distribuisce le energie che danno stabilità e mobilità a asana: in questo modo possiamo imparare a distribuire il movimento, attraverso le geometrie delle posizioni, lungo i binari mio-fasciali del corpo.
In questo video proponiamo l’utilizzo di supporti elastici per imparare a sviluppare il senso del movimento rotondo: l’azione degli elastici da un lato toglie peso al corpo in modo che il praticante possa accedere alla tecnica del movimento in modo più semplice; dall’altro gli elastici creano una resistenza che conferisce stabilità all’elemento mobile di asana. In questo modo possiamo aiutare anche coloro che stanno recuperando un infortunio a lavorare mitigando l’impatto della forza di gravità e sviluppando intelligenza nella posizione.
L’utilizzo degli elastici è anche utile sotto il profilo della mobilità contribuendo ad allungare la muscolatura in diverse posizioni: in questo caso spostiamo l’attenzione dalla stabilità all’elemento mobile della posizione.
L’aiuto degli elastici nell’alleggerire il peso, contribuisce ad una percezione più fine del centro fisico che permette quindi di lavorare nello sviluppo di una respirazione più rotonda e consapevole.
Gli elastici, come vedremo, vengono agganciati alla parete e posizionati a livello delle creste iliache in modo da offrire un sostegno al bacino e “togliere” letteralmente peso.
In questa prima fase vedremo il lavoro sul Saluto al Sole e sulle posizioni in piedi ma le applicazioni sono molteplici.
La ricerca che stiamo portando avanti attraverso la nostra pratica, sia tradizionale o sperimentale con l’ausilio di strumenti, ci aiuta a comprendere come non sia utile una pratica basata sul fare per il fare, sulla mera ripetizione di lunghe sequenze di asana se manca la percezione della relazione tra il centro fisico e la respirazione.
In questa prospettiva può essere più utile un lavoro, solo apparentemente meno intenso grazie all’aiuto di strumenti, focalizzato alla corretta distribuzione delle forze e alla consapevolezza del respiro nel vinyasa, per plasmare il corpo in modo armonioso.
Gian Renato Marchisio
L’utilizzo di elastici fissati alla parete ci permette di:
- Accedere alla tecnica e sviluppare intelligenza nella posizione
- Bilanciare le forze nel corpo e intuire l’elemento stabile e l’elemento mobile delle posizioni
- Migliorare la percezione del centro fisico in relazione al diaframma, controllando il ritmo e la profondità del respiro durante il movimento
- Contribuire al recupero degli infortuni alleggerendo il peso del corpo
- Aiutare il principiante a comprendere l’architettura di asana a partire dal proprio corpo
- Aiutare il praticante avanzato a costruire mala complessi